Quello che mi accingo a fare non è il classico discorso sull’arte e disabilità in senso generale con tanti bei discorsi sulle pari opportunità, sulla sfortuna di chi è considerato diverso vuoi per difficoltà fisiche o psichiche o sull’enfatizzazione della differente “abilità“; voglio invece sottolineare il fatto, ma la ritengo esclusivamente una mia opinione facilmente opinabile, che non esiste nessuna distinzione tra Arte dei “normali” ed Arte dei “Disabili”.
Non stiamo discutendo di sport dove effettivamente difficoltà fisiche non sempre permettono il confronto alla pari con normodotati ma ci stiamo riferendo a qualcosa di più intimo e personale: il nostro sistema di fare Arte.

Nessuno nega le evidenti capacità artistiche di chi, sfortunatamente, deve dipingere con piedi o bocca ma ritengo che questo limite sia puramente strumentale e molto spesso ci distoglie dal fatto che, quasi sicuramente, queste persone hanno ritrovato se stessi o la riaffermazione di se stessi attraverso l’arte; siamo più entusiasti ad osservare la classica cartolina natalizia immaginandoci questo sfortunato con il pennello in bocca da non analizzare ed apprezzare quello che l’autore voleva trasmettere attraverso il dipinto considerandolo, almeno nella sua arte, una persona normale. L’affermare la propria personalità, le proprie sensazioni o comunicare attraverso il metodo che risulta più congeniale ed efficace è fare Arte indipendetemente da chi la fa e dai proprio limiti. Se un Rodin si fosse trovato in un isola deserta privato dell’argilla con cui plasmare le sue opere prima della fusione avrebbe certamente utilizzato sabbia e terra e sarebbe stato comunque un artista anche se le sue opere sarebbero “sopravissute” solo qualche giorno prima di sgretolarsi al sole. Se normalità e disabilità nell’arte possiamo definirli come due strumenti diversi, due punti di partenza ben distinti per arrivare comunque a creazioni artistiche di pari valore, per quanto riguarda la disabilità mentale non grave troviamo addirittura un accelerazione del processo creativo, basta osservare un quadro o una scultura di Ligabue per rendersi conto che la sua malattia mentale è stata il propellente di tutta l’energia che troviamo nelle sue opere, ciò che lo ha fatto diventare uno degli artisti più grandi del secolo scorso è il suo modo semplice ma immediato ed efficace di esorcizzare le sue paure attraverso la sua Arte.